SONO UN BEGINNER

Ciao, sono Alessandro Palma, ho ventinove anni, scalo da quando ne avevo dodici e sono un principiante.

Ma come un principiante direte voi? Un principiante dico io. Ero a scalare con il mio amico Diego una volta e, rientrati a casa, mi disse: “Fisicamente nulla da dire, sulla tecnica ci sei… Ma tatticamente sei un principiante!”. Era fine 2023, sei mesi fa. Aveva veramente ragione. Dopo una carriera dedicata al competere, mi sento uno scalatore alle prime armi.

Questo è indubbiamente uno dei lati più incredibili e peculiari dell’arrampicata, un aspetto che davvero poche discipline possono vantare di avere. Sono arrivato a competere alla pari con i migliori scalatori italiani del mio tempo, ho rappresentato l’Italia e mi sono confrontato con i migliori climber al mondo, talvolta battendone anche qualcuno. Come faccio ad essere un principiante? Semplice: la roccia. I fanatici del “Eh ma è tutto parkour” saranno felici nel sentirmi dire che il bouldering moderno sia distante dall’arrampicata vera e propria. Certo che lo è. Per fortuna che lo è! Primo perché è indice di un livello che cresce in maniera esponenziale e per stare al passo con i tempi e mettere in difficoltà i top competitor, devi scendere a compromessi. Secondo perché così posso ricominciare a scalare.

Dopo il momento del commiato, bellissimo attimo fuggente che condensa anni di gioie e dolori, il richiamo all’ambiente naturale si è fatto sentire con audacia. La bellezza intrisa nelle forme scolpite dall’acqua e dal vento attira un climber come la cacca con la mosca. Pensate che sia bello volare ed atterrare sullo sterco? Provate a stringere una tacca dolorosa o a prendere una bella schienata su un pad. C’è meno puzza, ma non so cosa sia meno piacevole… Armato delle mie caratteristiche da competitor, mi sono tuffato fuori ed ho subito capito che avrei dovuto faticare non poco per mettermi al pari.

La cosa che più mi ha impressionato è il tempo. In gara hai cinque minuti. Impari a indurre il momento. Sapete che cos’è il momento? È l’istante in cui mente e corpo viaggiano all’unisono. Tu non sai cosa stai facendo, ma sei su e stai su. Durante una gara non puoi aspettare, devi farlo ora. Sulla roccia invece devi aspettare, è imperativo. Aspetti la condizione, aspetti la sensazione di pelle giusta, il vento che si alza, l’ombra che gira. L’attimo in cui la temperatura sale ma l’umidità non si fa ancora sentire. La natura ha il coltello dalla parte del manico, decide lei se concedersi e, soprattutto, quando. E tu devi farti trovare pronto.

La scalata su roccia ti obbliga ad essere paziente, i tempi si dilatano. In due ore di boulder indoor esco dilaniato. Riposo un minuto tra un blocco e l’altro. Fuori, specialmente in falesia, riposo decine di minuti prima del tentativo buono. Se parto subito, casco. E poi quanto è difficile imparare a riposare su un tiro? Una scrollata e via? O il tempo per dei respiri ampi e profondi? E se poi mi raffreddo? Allora magari faccio due movimenti e poi riposino e poi parto? Se con le gare entravo in mille automatismi, con la roccia ricomincio da capo.

Fortunatamente qui nella zona ho boulder e vie storiche davvero interessanti, oltre che figure mitiche che hanno tanto da insegnarmi. Un pomeriggio sono andato con un gruppo di amici a Miroglio, ci ha raggiunto Giova e ci ha fatto provare dei passaggi che risalgono agli anni 80. Boulder che hanno quaranta e passa anni di storia. Oppure Belgarath, quarant’anni, ma così attuale. Incredibile pensare che la FA risalga ad un’epoca così lontana, quanto bisognava essere proiettati nel futuro per avere quella visione?

Quindi sì, sono Alessandro Palma, ho ventinove anni, scalo da quando ne avevo dodici e sono un principiante. Orgogliosamente direi. Cerco di scalare fuori almeno una volta a settimana, di imparare da quelli più bravi ed ogni volta che torno a casa non vedo l’ora di tornare ad appoggiare le mani sulla roccia!

Pubblicato da Alessandro Palma

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