MA METTILA UNA RONCHIA

La mia opinione non richiesta sulla tracciatura della prima prova di coppa Italia boulder a Prato.

In quasi vent’anni di arrampicata, posso dire di aver tirato una discreta quantità di appigli di resina, soprattutto se consideriamo la mia carriera agonistica. Non son mai stato uno di quelli baciati dal talento (per fortuna forse) e mi son dovuto conquistare ogni obiettivo facendomi un gran culo. Questo ha tanti lati positivi, me ne rendo conto ora. In questi anni di appigli ne ho tirati, ma ne ho anche avvitati.

Pertanto, con un po’ di coscienza di causa, mi esprimo riguardo alla tracciatura di Prato. No, non c’ero. No, non mi ha entusiasmato guardarla su YouTube. Erano troppo duri per il livello degli atleti? Parlano i numeri. Quindi la boccio? Andiamo con ordine.

Partiamo da un concetto base base: la tracciatura si scinde in eventi e sala. Negli eventi metto la garetta di carnevale e le Olimpiadi, con tutte le sfumature di mezzo. Nella sala metto la scalata di ogni sera come la didattica e l’allenamento. Oggi parliamo di eventi. Ogni evento ha una sua prerogativa: divertimento, spettacolo, classifica… Parliamo di coppa Italia. La priorità è solo una: fare la classifica. Mettere ordine tra le decine di atleti che son sempre più forti e sempre più completi. Il mezzo per raggiungere questo scopo, ovviamente, è la tracciatura. Da questo presupposto nasce il come dev’essere un blocco gara.

L’unica condicio sine qua non di un blocco gara è che faccia classifica. Che poi la classifica pulluli di top o solamente di zone, poco cambia, nel momento in cui i blocchi scremano la classifica, vuol dire che la tracciatura è stata buona. Siamo tutti d’accordo nel dire che una gara con tanti top, salti e slanci sia più appassionante da vedere, ma tutto è un accessorio. In primo luogo serve la classifica, in secondo luogo serve testare il livello degli atleti. Cosa vuol dire nel concreto? Testare gli atleti vuol dire metterli in condizione di poter dimostrare il loro reale valore su un determinato stile. Se poi vogliamo raggiungere certi standard internazionali, alzare il livello delle competizioni è non utile ma necessario. In più le gare “dure” esaltano le capacità del forte, che vengono spesso offuscate dalle gare “facili”, che avvantaggiano il medio livello. Per parlare di fatti: Biagini è stato superiore in finale. Ha meritato la vittoria. Ha vinto. Fine. L’ha fatto con tre zone? Sì, ma ha vinto e la gara ha premiato chi è stato il più bravo nella fase finale, fine. 

Le aspre critiche che ho sentito e letto su internet (anche, purtroppo, da stampa del settore) dimostra che il movimento sta crescendo, ma senza alcuna coscienza sportiva. L’utenza desidera lo spettacolo, non desidera che gli atleti migliorino o che si faccia una classifica. Tanto vale allora guardarsi in loop il video delle gare di psicobloc. Se vogliamo avere qualche atleta italiano che padroneggia il panorama internazionale, le gare devono salire di livello. Menzione d’onore al Maffei che c’ha messo la faccia, chiedendo al suo team di proporre un livello veramente alto.  Criticare sparando a zero non serve a nulla, soprattutto da chi è abituato a sparare a zero senza alzarsi dal divano. Se poi proprio volessimo strafare, non sarebbe male trovare il modo di portare qualche tracciatore italiano in coppa del mondo, gente che merita ce n’è! 

Traiamo quindi le conclusioni. Un blocco in una gara deve dare spettacolo? Mah, non è necessario. Deve fare la classifica? Assolutamente sì. E’ un male che gli atleti non facciano top? No, se la classifica finale c’è ed è equilibrata, il top non è una necessità assoluta. Sono più divertenti le gare con molti top? Certo. Come sempre, ogni cosa va contestualizzata e questo mi sembra proprio il caso. Il team di tracciatura che ha lavorato a Prato ha il mio pieno appoggio e supporto, per quel poco che può valere. Ricordiamoci sempre che se le cose accadono, è perché qualcuno le fa accadere. Se le gare si fanno, è perché gli atleti partecipano, i tracciatori tracciano, le società ospitano, i tecnici tecnicano… Mi piacerebbe veramente vedere più vicinanza a chi fa e meno sparate da divano, utili solo ad acchiappare quattro like messi da altri quattro divanari. E soprattutto, mi piacerebbe vedere un po’ di supporto agli atleti che, sebbene non siano estremamente competitivi a livello internazionale, hanno tutto il bisogno di qualche pacca sulla spalla.

Pubblicato da Alessandro Palma

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